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Dopo la preparazione, il sistema canalare corrisponde ad uno spazio che può essere in alcuni casi semplice, cilindrico o leggermente tronco-conico, in altri casi estremamente complesso, con ramificazioni  e irregolarità di varia forma.

 

 

       

 

 

Ciò che ci si propone di ottenere con l'otturazione è il "riempimento tridimensionale" (Schilder 1967) e/o "il sigillo" (Ingle & Bakland 2002) del sistema canalare.

Sono concetti non coincidenti.

Riempire tridimensionalmente il sistema canalare significa, alla lettera, riempire completamente uno spazio, quindi un volume, senza lasciare vuoti.

Sigillare il sistema canalare significa isolarlo dai tessuti circostanti, ovvero eliminare ogni possibilità di comunicazione tra l'uno e gli altri.

Il sistema canalare può essere riempito tridimensionalmente dal materiale da otturazione, con assenza di vuoti, ma non è detto che sia sigillato. Una bottiglia piena fino all'orlo di granelli di sabbia è riempita tridimensionalmente. Ma non è sigillata. Esistono spazi fra i singoli granelli di sabbia, e fra questi e le pareti della bottiglia, che possono consentire a fluidi o a piccole particelle di penetrare al suo interno, o di compiere un percorso inverso. Anche una bottiglia riempita d'acqua fino all'orlo non è sigillata: l'acqua non è in grado di sigillare, può veicolare soluti, batteri, ecc.

D'altra parte, una bottiglia vuota può essere sigillata con un tappo. E' sigillata, nonostante non sia riempita.

Se vengono completamente chiuse le porte di comunicazione (il forame apicale e tutti i forami accessori) fra sistema canalare e tessuti circostanti, il sistema, anche se non  è riempito tridimensionalmente, è sigillato. E' ovvio, però, che portare a termine questa operazione per via ortograda è praticamente impossibile.

Le lesioni di origine endodontica sono ad eziologia batterica. Vi è accordo circa il fatto che la preparazione chemiomeccanica del canale radicolare non è in grado di eliminare completamente i residui organici e i batteri dal sistema canalare (Bystrom & Sundqvist 1981, Bystrom & Sundqvist 1983, Bystrom & Sundqvist 1985, Siqueira et. al. 2002). Inoltre, anche in presenza di risposte colturali negative dopo prelievi da canali preparati, queste risposte si sono sempre dimostrate solo transitorie (Ingle et al. 1958, Shih et al. 1970).

Non essendo possibile né ottenere, né mantenere una condizione di sterilità del sistema canalare, quanto di potenzialmente nocivo residua dopo la preparazione può venire isolato all'interno del canale mediante l'otturazione.

Otturare il sistema canalare significa quindi impedire che batteri rimasti al suo interno, esotossine da essi prodotte, e liquidi capaci di veicolare gli uni e le altre,  possano invadere i tessuti periradicolari e provocarvi lesioni. Inoltre, significa impedire che batteri  possano ricolonizzare un sistema canalare decontaminato, e che nutrienti, nonchè liquidi capaci di veicolare nutrienti e batteri, possano contribuire alla ricolonizzazione e/o alla crescita batterica.

Il sigillo delle porte d'uscita (o d'entrata) del sistema canalare ha quindi lo scopo di impedire il passaggio di batteri, metaboliti, tossine, fluidi. Il riempimento tridimensionale, anche in assenza di sigillo, ha lo scopo di togliere spazio ai batteri e di ostacolare la loro proliferazione, così come di limitare l'apporto di liquidi e nutrienti.

Sarebbe preferibile che il sistema fosse perfettamente sigillato e completamente riempito. Ma è obiettivo praticamente impossibile da raggiungere.

Sull'Ingle & Bakland (2002) si legge che: "Gli obiettivi preliminari dell'endodonzia clinica sono la totale detersione dello spazio pulpare, lo sviluppo di un sigillo impermeabile ai fluidi in corrispondenza del forame apicale, e la totale obliterazione del canale radicolare. Inoltre, non dovrebbe essere trascurata l'importanza di un sigillo coronale."

Quindi l'Ingle & Bakland (2002) limita l'obiettivo del sigillo alla regione apicale e coronale, e indica però la necessità di completo riempimento del sistema canalare. Completo riempimento significa assenza di vuoti. Il sigillo è qualcosa di più: significa aderenza stretta fra materiale e pareti canalari. Va ricordato che deve essere impedito il passaggio di batteri, tossine, liquidi. I batteri hanno dimensione media di 1-2 µ, le tossine dimensione inferiore, e i liquidi infiltrano spazi di dimensioni ancora minori.

 

 

 

 

 

 

 

Il sigillo dovrebbe essere impermeabile. Ramsey (1982) affermava che l'espressione "sigillo ermetico" riferita all'otturazione canalare non è appropriata. Il termine "ermeticità" definisce l'impossibilità di passaggio dell'aria, ed è ottenuta per fusione o sigillatura. L'aria non è un problema nel periapice. Il problema sono i fluidi, per cui "impermeabilità" è un termine più appropriato (Ramsey 1982).

Schilder (1967) descrisse la condensazione verticale a caldo della guttaperca dichiarandola la tecnica più efficace nel produrre il riempimento tridimensionale e il sigillo del sistema canalare.

Schilder (1967) sostenne al contempo come fosse impossibile ottenere lo stesso risultato utilizzando le tecniche alternative disponibili al tempo. I coni d'argento (allora assai popolari), non essendo adattabili alla forma e alle irregolarità del sistema canalare, fornivano solo l'illusione di un riempimento completo. D'altro canto le tecniche d'impiego della guttaperca con solventi producevano enormi contrazioni del materiale e conseguenti vuoti di riempimento. La condensazione laterale, infine, prevedeva l'impiego della guttaperca a freddo, in condizioni cioè in cui il materiale è poco deformabile, non ha capacità di flusso, e non può quindi penetrare in spazi irregolari e riempirli.

 

 

 

 

 

L'otturazione

Il materiale da otturazione dovrebbe poter essere spinto e compresso all'interno del sistema canalare in modo da deformarsi e replicarne la forma.  Dovrebbe inoltre contrarre rapporto stretto con le pareti  dentinali, per creare il sigillo. La forza che noi esercitiamo sul materiale durante la compattazione ha verso e direzione corono-apicale, ma dovrebbe scomporsi e subire una diversione prevalentemente laterale contro le pareti  dentinali se si vuole ottenere il sigillo. Quando si compatta verticalmente, questa scomposizione laterale della forza dipende da due fattori: inclinazione delle pareti (conicità) e deformabilità del materiale. Se il materiale si deforma facilmente, la scomposizione laterale della forza è minima.

 

 

 

Venturi et al. 2006

 

 

 

La guttaperca plasticizzata a caldo si deforma facilmente, e va considerato che esiste un fattore disperdente: la pervietà dell'apice.

Se la guttaperca in apice viene plasticizzata a caldo e compattatata , la forza applicata si disperderà attraverso l'apice inducendo estrusione, ma soprattutto sarà minima la scomposizione laterale, e il sigillo verrà penalizzato. Quasi sempre l'estrusione è il segnale che la compattazione non ha ottenuto l'effetto desiderato in termini di sigillo apicale.

 

 

                           

 

 

Ma come è possibile valutare qualitativamente l'otturazione canalare?

La radiografia è lo strumento che abbiamo a disposizione per valutarla clinicamente. La radiografia fornisce l'immagine dell'otturazione appena completata, e successive radiografie effettuate a distanza di tempo consentono di verificare l'assenza, persistenza, comparsa, scomparsa di radiotrasparenze.

Dare importanza al concetto di trimensionalità significa considerare che esiste uno spazio, e quindi un volume, da riempire. Schilder (1967) sottolineò con enfasi l'importanza della trimensionalità del riempimento canalare, avendo ben presenti le limitazioni dell'immagine radiografica, che del sistema canalare otturato fornisce un'immagine a due dimensioni. I materiali da otturazione canalare sono fortemente radiopachi, e quindi in grado di nascondere difetti di riempimento.

 

 

                         

 

 

 

L'immagine radiografica presenta anche scarso dettaglio, per ragioni tecniche (ridotta dimensione, grana dovuta alla sensibilità delle emulsioni nel caso di endorali tradizionali, ridotto valore dpi nel caso di sistemi digitali). E' praticamente impossibile riconoscere la presenza di difetti di riempimento su una radiografia, a meno che non siano di considerevoli dimensioni.  Il riempimento canalare può essere alla fin fine valutato solo molto grossolanamente su una radiografia .

Una valutazione radiografica del sigillo è invece assolutamente impossibile.

Alla fin fine, l'esame radiografico valuta clinicamente in modo relativamente preciso solo una delle tre dimensioni, cioè valuta il fatto che l'otturazione sia stata portata o meno a lunghezza di lavoro. Si osserva il rapporto che il materiale radiopaco stabilisce con l'apice radiografico, ovvero se l'otturazione è radiograficamente "corta", "lunga", "in apice". Va considerato che l'apice radiografico rappresenta in realtà una proiezione dell'apice anatomico della radice, con tutti i limiti conseguenti.

 

 

1995

1999

              

 

Naturalmente, non può essere nemmeno l'esito della terapia endodontica a dare conferma della qualità dell'otturazione canalare. Il successo è determinato dal concorso di più fattori, e l'assenza (o la  scomparsa) di una radiotrasparenza può di volta in volta dipendere in variabile misura, oltre che dall'otturazione canalare, dalla detersione meccanica, dall'azione degli irriganti, dall'uso di medicazioni intracanalari, dalle  difese immunitarie, dalla prevalenza di una o più specie batteriche, dall'anatomia del sistema canalare, ecc.

La stima dell'importanza e la misura quantitativa dei vuoti di riempimento è per forza di cose possibile solamente con tests di laboratorio.

In letteratura la valutazione dell'otturazione canalare è stata  effettuata attraverso la  misurazione dei vuoti residui all'interno del sistema canalare otturato (Weis et al. 2004, Venturi et al. 2005, Almeida et al. 2007).

 

 

 

               

 

 

 

La valutazione dei vuoti considera aspetti quantitativi e qualitativi. La migliore otturazione è quella che presenta il minor numero di vuoti, localizzati nelle sedi meno pericolose. Perchè non tutti gli spazi presenti hanno la stessa rilevanza. I vuoti di riempimento situati in vicinanza delle porte di comunicazione hanno maggior importanza rispetto a quelli situati ad esmpio all'interno del materiale. Ed è ovvio che sono soprattutto vuoti di riempimento localizzati nella regione apicale, e in subordine quelli situati in prossimità di ampi canali accessori o laterali, a compromettere il sigillo.

La valutazione dell'otturazione canalare è stata in letteratura effettuata anche, e soprattutto, mediante tecniche di infiltrazione.

Wu & Wesselink già nel 1993 affermarono che gli studi sul sigillo endodontico, effettuati per la gran parte mediante infiltrazione con coloranti, erano assi poco attendibili, e denunciarono l'assenza di protocolli condivisi capaci di fornire dati scientifici attendibili.

 

 

 

 

 

Da allora ben poco è cambiato.

Fermo restando che dalla sterminata letteratura sull'argomento si ricavano comunque indicazioni utili, è però praticamente impossibile mettere a confronto i risultati di studi in cui le metodologie applicate sono spesso assai diverse, e che quindi non consentono una valutazione comparativa dei risultati ottenuti. Ad esempio, per valutare quantitativamente l’ermeticità del riempimento sono state effettuate misurazioni ottiche lineari di penetrazione di coloranti dopo immersione in essi (ElDeeb et al. 1985, Lares & ElDeeb 1990, Hata et al. 1992, Tagger et al. 1994).  La misura della penetrazione lineare del colorante lungo l’otturazione canalare è considerata indicazione dell’estensione dello spazio fra l’otturazione canalare stessa e le pareti del canale (Wu & Wesselink 1993).  Le misure lineari implicano la sezione  (Haïkelet et al. 1999, Michanowicz & Czonstkowsky 1984) o la diafanizzazione  (Lares & ElDeeb 1990, Gutmann et al. 1993, Hata et al. 1992, Tagger et al. 1994, Hata  et al. 1995) delle radici esaminate. In alcuni studi il colorante è fatto penetrare sotto vuoto (Spangberg et al. 1989), in altri con centrifugazione, in altri ancora passivamente (Michanowicz & Czonstkowsky 1984).
La scelta del colorante può influenzare il risultato: il blu di metilene, ad esempio, a causa del suo basso peso molecolare penetra più in profondità dell’inchiostro d'india (Ahlberg et al. 1985). Se però si effettua una valutazione lineare con mezzi ottici i limiti di penetrazione del blu di metilene spesso non sono ben definiti (Scott et al. 1992).
Va osservato anche che i metodi che impiegano la diafanizzazione dopo immersione in coloranti come il blu di metilene possono incorrere in falsi negativi per la dissoluzione del pigmento durante il successivo trattamento decalcificante (Ravanshad & Torabnejad 1992).
Le metodiche di misurazione ottica lineare risentono del limite di una soggettività di giudizio. Inoltre mancano di un riscontro volumetrico della penetrazione del colorante, per cui sono considerati sistemi semi-quantitativi (Saunders & Saunders 1992).
La valutazione volumetrica della penetrazione di coloranti mediante analisi spettrofotometrica (Douglas & Zakariasen 1981, ElDeeb et al. 1985) è invece considerata una misurazione quantitativa. Va anche notato che se è vero che possiamo scegliere particelle coloranti di dimensioni simili a corpi batterici, in un caso si tratta di particelle inanimate e nell'altro di micro-organismi: solo questi ultimi, in vivo e nel tempo, si moltiplicano, a volte sono dotati di motilità, e comunque liberano sostanze in grado di interagire con l'ambiente tissutale.
Oltre all'infiltrazione di coloranti, sono stati impiegati molti altri metodi. Si è utilizzata la penetrazione di radioisotopi (Matloff et al.  1982, Czonstkowsky et al. 1985), Haïkel et al. 1999 ), evetualmente con auto-radiografie (Matloff et al. 1982); si è valutata l'infiltrazione batterica nelle microfessure (Wu et al. 1993, Chailervanitkul et al. 1996); si sono esaminate radiografie in vitro (Bradshaw et al. 1989) e in vivo (Sovarzo-Navarro 1991), effettuando anche la valutazione micro-densitometrica delle radiografie pre-operatorie e post-trattamento (ElDeeb et al. 1985); si è impiegata la microscopia elettronica a scansione (Torabinejad et al. 1978, Gutmann 1993, Gutmann et al. 1993); è stata adottata la misurazione del volume globale dello spazio microinfiltrabile con gas-cromatografia (Kersten et al. 1986); sono state registrate misure di permeabilità elettrica (Jacobson & von Frauhofer 1976) e misure di trasporto di fluidi (Wu et al. 1993); oppure si è iniettata resina (resorcinolo in formaldeide) per via trans-apicale a riempire la microfessura, per poi sezionare i campioni ed esaminare le sezioni allo stereomicroscopio (Hata et al. 1995).
La valutazione della qualità del riempimento è stata effettuata anche dissolvendo il tessuto duro (Larder et al. 1976).
Molte di queste rappresentano analisi quantitative caratterizzate da oggettività. Anche queste valutazioni sono però esposte ad errori: basti pensare al fatto che alcune radici possono presentare in sede apicale grandi quantità di cemento poroso o cellulare, e che questo può captare radioisotopi o coloranti. Inoltre, in caso di valutazioni globali di penetrazione di coloranti o di radioisotopi, se viene considerato endodonto solo lo spazio coronale alla costrizione bisognerebbe sottrarre alla valutazione ciò che è penetrato dal vertice fino ad essa: operazione non tecnicamente possibile, a volte (ad esempio nel corso di una valutazione spettrofotometrica della penetrazione volumetrica di coloranti). Alcuni metodi consentono di esaminare strati selezionati, o profili predeterminati, e non l’otturazione nel suo insieme. L'effettuazione di sezioni ha lo svantaggio supplettivo di determinare perdita di materiale, e rischia in corso di procedura di causare modificazioni strutturali del campione. Rimane acquisito il dato che nessuno dei metodi correnti di valutazione del sigillo offre dati di certezza. Vi sono studi che dimostrano correlazioni assenti tra valutazioni di denti otturati con tecniche simili, ma esaminati con metodiche diverse (Delivanis & Chapman 1982, Matloff et al. 1982). Pitt Ford (1983) ha  contestato in toto la validità dei metodi di valutazione del sigillo, non rilevando corrispondenza alcuna fra i risultati ottenuti in vitro e le risposte tissutali in denti otturati in vivo con le stesse modalità nei cani.
Accanto a queste considerazioni, va sottolineato il fatto che la gran parte degli studi valuta staticamente i campioni. Nel tempo, in vivo, otturazioni ottenute con tecniche diverse possono avere diversi gradi di deterioramento del sigillo. A volte le diverse tecniche di otturazione vengono comparate in vitro impegando guttaperca senza alcun cemento endodontico, sebbene vi sia accordo quasi unanime sul fatto che l’impiego abbinato di cemento canalare e guttaperca riduca significativamente la microfessura. Anche considerando l'uso associato di guttaperca e cemento endodontico, va detto che sono disponibili cementi di composizione diversa, a base di ossido di zinco eugenolo, resine organiche (Haïkel et al. 1999), idrossido di calcio (Lim & Tidmarsh 1986, Canalda-Shali et al. 1992), ecc.: dato per acquisito che i più usati sono i primi, alcuni studi rilevano migliori risultati di sigillo con l’impiego di cementi a base di resine organiche; altri riscontrano una minore entità della microfessura impiegando cementi a base di idrossido di calcio. Quando si valutano le diverse tecniche di impiego della guttaperca, i diversi risultati dell’efficacia sigillante di ciascuna di esse possono essere determinati in parte dall'impiego di cementi differenti.

 

IL RIEMPIMENTO DEI CANALI LATERALI ED ACCESSORI

 

Sigillo del sistema canalare significa sigillo del canale principale e delle sue diramazioni. Sono state in passato dettagliatamente descritte le complessità anatomiche del sistema radicolare: presenza di forami multipli in delta apicali con fini diramazioni, canali laterali ed accessori nei diversi tratti del canale, anche a livello delle forcazioni, nella maggior parte degli elementi dentari (Hess 1925, De Deus 1975). Embriogeneticamente la formazione dei canali laterali è stata attribuita all'intrappolamento all'interno della membrana di Hertwig di vasi del plesso parodontale che si trovano attorno e internamente all'apice del dente in via di sviluppo: questo determinerebbe una discontinuità della guaina prima della formazione della dentina, e successivamente un difetto della parete dentinale. Il ruolo dei canali laterali nello sviluppo delle patologie endo-parodontali è stato ben messo in evidenza in letteratura. E’ stato dimostrato che la presenza dei canali laterali ed accessori condiziona il successo della terapia endodontica (Seltzer & Bender 1963, Langeland et al. 1974, Seltzer et al. 1967). Il mancato riempimento dei canali laterali può essere causa di fallimento, poichè le ramificazioni rappresenterebbero una via di diffusione di microrganismi e tossine tra il sistema canalare e i tessuti periradicolari (Rud & Andreasen 1972).

 

 

 

 

1992

 

1994

 

                   


Vari studi hanno riportato il dato di fallimenti dovuti alla presenza di canali laterali non trattati, con successiva guarigione solo dopo l'otturazione di questi (Nichols 1963,  Seltzer et al. 1967, Weine 1984). Dando per acquisito che è spesso impossibile per gli strumenti canalari penetrare questi spazi e detergerli meccanicamente, la neutralizzazione del loro contenuto organico deve essere delegata all’azione degli irriganti e alla possibilità di ottenerne l’incarceramento con il materiale da otturazione.
Le tecniche di otturazione canalare sono state pertanto valutate anche relativamente alla loro capacità di consentire il riempimento dei canali laterali. Dagli studi comparativi che hanno messo a confronto varie tecniche è risultato spesso evidente (Reader et al. 1993, Dulac et al. 1999, Silver et al. 1999) che con l’impiego delle tecniche plasticizzanti si ottiene una significativamente maggiore penetrazione di guttaperca nei canali laterali: è però vero che la penetrazione di guttaperca avviene soprattutto nei canali laterali ampi, spesso nelle regioni medio-coronali. Frequentemente i canali laterali di piccole dimensioni, prevalenti in sede apicale, sono solo iniettati, e non riempiti, da cemento.


 

 

IL PUNTO

 

Vi è ormai parere concorde circa il fatto che per otturare i canali radicolari vadano impiegati materiali inerti, non medicati, con il semplice obiettivo di riempire e sigillare uno spazio.

Usiamo pochi materiali da otturazione, estremamente datati. La guttaperca è impiegata in Endodonzia da oltre 150 anni. I cementi endodontici all'ossido di zinco-eugenolo fanno riferimento a formulazioni che risalgono ai primi decenni del secolo scorso. I cementi a base di resine epossidiche risalgono alla formula di Schroeder (1954).

Le tecniche di otturazione che impiegano guttaperca sono poche, e anch'esse utilizzate da decenni.

Le tecniche con solventi sono ormai accantonate in ragione della tossicità del cloroformio (Food and Drug Administration 1974, The Council of Dental Therapeutics 1979, IARC 1987, Allard & Andersson 1992) e dei fenomeni di contrazione cui danno luogo.

La condensazione laterale è la più vetusta, ed è l'unica che impiega la guttaperca a freddo. La guttaperca, compattata a freddo, presenta percentuali di deformazione minime, nessun flow, e non può riempire in alcun modo spazi irregolari. Nondimeno, viene molto spesso usata nel gruppo controllo degli studi comparativi fra le tecniche di otturazione.

La tecnica di Schilder risale al 1967 e prevede modalità precise di riscaldamento e compattazione della guttaperca, sulla base degli studi circa le caratteristiche chimico-fisiche della guttaperca che la scuola di Schilder pubblicò fra il 1973 e il 1985 (Marlin & Schilder 1973, Goodman et al. 1974, Schilder et al. 1974, Goodman et al. 1981, Schilder et al. 1985).

L'iniezione di guttaperca termoplasticizzata con il Sistema Obtura (Obtura Spartan, Fenton, MO, USA) fu introdotta nel 1977 (Yee et al. 1977), così come la condensazione termomeccanica (McSpadden 1980, mentre la tecnica Thermafil comparve nel 1978 (Johnson 1978). Queste tecniche prevedono il riscaldamento e l'adattamento della guttaperca a valori di temperatura e con modalità profondamente diverse fra loro, e in contraddizione con quanto stabilito nei lavori di Schilder e della sua scuola.

L'Onda Continua di condensazione fu messa a punto da Steven Buchanan (1994) nella prima metà dell'ultimo decennio del secolo passato, ma ha in realtà stretta parentela con la tecnica di Schilder.

Nessuna delle tecniche citate è stata presentata avendo a supporto di un numero minimo di studi scientifici preliminari. Sono state tutte introdotte sulla base di un'idea personale (tecnica di Schilder), o in coincidenza con la introduzione sul mercato di un dispositivo o di un prodotto commerciale.

Numerosissimi sono stati gli studi in letteratura hanno messo a confronto le varie tecniche di otturazione, ma i risultati sono variabili e spesso contraddittori, ed è praticamente impossibile trarne indicazioni chiare. Frequentemente la condensazione laterale della guttaperca esce perdente dalle comparazioni con le tecniche che utilizzano la guttaperca a caldo (Brothman 1981, Budd et al. 1991, Clark & ElDeeb 1993, McRobert & Lumley 1997, Gilhooly et al. 2000, Smith et al. 2000, Goldberg et al. 2001, Clinton & Himel 2001, Pommel & Camps 2001, Jacobson et al. 2002, Boussetta et al. 2003, Gencoglu 2003, Jarrett et al. 2004, Weis et al. 2004, De-Deus et al. 2006, Inan et al. 2007), ma ciò nonostante la condensazione laterale è la tecnica più impiegata al mondo (Ingle et al. 2002).

Una recente metanalisi (Peng et al. 2007) ha messo a confronto le tecniche di impiego a caldo della guttaperca con la verticale a freddo. Non è stata trovata differenza significativa relativamente alla qualità dell'otturazione.  Il vaglio della letteratura sull'argomento ha consentito l'inclusione di solo 10 studi in vivo. Tutti gli altri si sono dimostrati inadeguati.

 

 

La domanda da porsi è se i materiali da otturazione canalare e le tecniche con cui li impieghiamo consentono ordinariamente di ottenere risultati di sigillo adeguati.

La risposta è: con i materiali da otturazione canalare che stiamo usando e le tecniche con cui li impieghiamo, generalmente no.

Con opportuni accorgimenti tecnici, in sede apicale è però possibile ottenere sigillo, a condizione di portare le manovre di adattamento del materiale molto vicino al forame. E' invece sicuramente impossibile ottenere sigillo nella rimanente parte del sistema canalare, soprattutto se a morfologia complessa. Nel resto del canale, con i materiali in uso e una tecnica adeguata, è possibile determinare una profonda penetrazione del materiale negli spazi, anche nelle ramificazioni ed irregolarità, ma non è possibile ottenere aderenza stretta del materiale alle pareti, e quindi non è possibile ottenere sigillo.

 

 

  VCAB

 

 

 

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* Dr. Mauro Venturi

 

 

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