Sagomatura
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La sagomatura è, con la detersione, uno dei due obiettivi della preparazione canalare. In realtà, la sagomatura va intesa come scelta di forma e dimensioni precise da dare al canale, ma in funzione dell'otturazione.
Ragionando in senso astratto, la detersione non richiederebbe forma precisa e dimensioni calibrate di sagomatura. Per pulire e decontaminare il sistema canalare sarebbe sufficiente un generico allargamento dello spazio, tale da consentire accesso comodo sia agli strumenti canalari e alla loro azione di taglio, che agli irriganti. Quanto deve essere allargato il canale radicolare in funzione della detersione? Ovvero, quanta asportazione di dentina è necessaria per poter detergere meccanicamente un canale fino alla regione apicale? E' ragionevole pensare che la scelta dipenda da quanto, e da cosa, sono contaminati sia il lume del sistema canalare che i tubuli dentinali, in ogni singolo caso clinico. Ma anche considerando la preparazione di canali a polpa viva, i pareri in letteratura esprimono un disaccordo di fondo. Senza entrare nel merito di citazioni specifiche, da un lato vi è chi sostiene la necessità di portare sempre a lunghezza di lavoro strumenti con dimensione ISO superiore al N° 60 per poter detergere e decontaminare il terzo apicale (Kerekes & Tronstad 1977), dall'altro vi è chi sostiene la necessità di mantenere la misura del diametro apicale il più ridotta possibile (Schilder 1967). Ovviamente, il diametro originario del canale dovrebbe condizionare le scelte. Ma anche gli studi pubblicati sull'anatomia della regione apicale forniscono valori spesso assai discordanti circa i diametri medi rilevati (Kuttler 1955, Ponce & Fernandez 2003, Marroquin et al. 2004), che in aggiunta sono diversi a seconda dell'individuo, dell'elemento dentale, della radice, per cui ogni caso fa storia a se'. Un dato di fatto è che allargare notevolmente il canale significa indebolire la struttura dentale. Inoltre, la letteratura è categorica sul fatto che nessun canale risulta completamente deterso dopo preparazione, indipendentemente dalla tecnica, e dallo strumentario e dagli irriganti, e che quando sono state ottenute colture negative, la ripetizione del prelievo a distanza di qualche giorno ha sempre fornito di nuovo coltura positiva (Byström & Sundqvist 1981, Byström & Sundqvist 1983, Byström & Sundqvist 1985, Card et al. 2002, Siqueira et al. 2000, Siqueira et al. 2002). E' ragionevole pensare che, in funzione della necessità di detersione, i canali principali vadano allargati oltre le dimensioni originarie del canale, ma solo leggermente. Almeno fino ad evidenza contraria, che al momento attuale non esiste. La sagomatura, dunque, in senso proprio è finalizzata a consentire l'otturazione. Non è un caso che Schilder abbia pubblicato il suo lavoro sul riempimento tridimensionale del canale radicolare nel 1967, e il lavoro sulla detersione e sagomatura nel 1974. La sagomatura è definita dalla conicità, maggiore o minore, uniforme o meno, e dalle dimensioni del canale preparato. Forma e dimensioni del canale preparato dovrebbero essere scelte in funzione dei materiali utilizzati, della tecnica impiegata, e della forma e dimensioni originarie del canale. Se si considera la varietà di strumenti a disposizione, la diversità di forme e conicità, e l'assenza di standardizzazione degli strumenti rotanti in nichel-titanio, ci si rende conto che gli strumenti da preparazione sono progettati con modesta attenzione alla fase di otturazione. Il disegno degli strumenti è pensato per lo più in funzione intrenseca della capacità di taglio, della flessibilità, della resistenza alla frattura. Vi sono due ragioni per cui la sagomatura è in funzione dell'otturazione. La prima è che deve consentire la penetrazione degli strumenti da otturazione fino alla profondità necessaria, che va precisata in modo motivato. La seconda è che deve consentire l'adattamento di materiali quali la guttaperca e i cementi canalari, che hanno caratteristiche fisiche e chimiche specifiche, ad uno uno spazio complesso e molto particolare. Questo spazio è irregolare, presenta diramazioni e spazi accessori oltre ai canali principali in cui avviene la sagomatura. Inoltre i canali principali non possono essere allargati oltre certi limiti, e presentano forami apicali con diametri non trascurabili rispetto ai diametri più coronali. In riferimento alla prima ragione, è irragionevole allargare la sagomatura fino ad indebolire la struttura della radice solo per consentire la penetrazione in profondità di grossi strumenti da otturazione.
Esistono strumenti di dimensioni minime, e tecniche di impiego degli stessi appropriate, semplici, rapide, efficaci e poco costose. La tecnica di otturazione va messa a punto in funzione della sagomatura, e viceversa: devono essere effettuate scelte tecniche integrate di sagomatura e otturazione, con la finalità specifica di conservare il più possibile la resistenza della radice. Per quanto riguarda gli strumenti e la tecnica di otturazione, si rimanda alla sezione pertinente. In riferimento alla seconda ragione, si consiglia di accedere preliminarmente alla pagina dell'otturazione canalare. Il ragionamento è articolato, e quello che segue è uno schema di sintesi: 1) la sagomatura deve 'fluire' secondo la forma del canale di origine, e va calibrata avendo come obiettivo un leggero, il più possibile leggero, allargamento del canale principale; la forma e le dimensioni finali del canale preparato dipenderanno in gran parte dalle sue caratteristiche specifiche originali, e cioè dalla iniziale dimensione del forame e dalla iniziale conicità del canale; quest'ultima è spesso diversa nelle diverse regioni, apicale, media e coronale, dello stesso canale;
2) la curvatura del 3° apicale va rispettata il più possibile, dato lo scarso spessore di dentina e la necessità di mantenere una conicità regolare del canale in questo tratto; 3) date per scontate la conservazione della pervietà del forame apicale e l'impiego di guttaperca o di materiale con caratteristiche simili, gli ultimi tre mm apicali del canale preparato conviene siano conici, ma caratterizzati dalla minor conicità possibile (idealmente 0.04 mm/mm); 4) le preparazioni con maggiore conicità apicale, contrariamente a quanto viene spesso sostenuto, peggiorano l'adattamento alla parete della guttaperca, sia che essa venga compattata con tecniche a caldo che con tecnica a freddo; effetto ancora peggiore sulla qualità del sigillo deriva da un brusco incremento di conicità dell'ultimo mm apicale (forma a "Monumento di Washington"), o da un fine preparazione tipo intaccatura trasversale; 5) un raddrizzamento responsabile del 3° medio del 3° coronale è auspicabile; 6) nei canali molto sottili, come ad esempio sono spesso i canali bucco-distali dei molari superiori, la sagomatura dei terzi medio e coronale va effettuata conferendo a queste regioni conicità leggermente maggiore o, considerato che non è indispensabile in questi tratti del canale una preparazione conica, dimensione leggermente maggiore prescindendo dalla conicità.
Nel corso del tempo le tecniche di strumentazione sono state variamente modificate, hanno conosciuto contributi e aggiornamenti, e comunque raffinandosi hanno in parte perduto la loro identità. Spesso sono state infatti presentate modalità di preparazione canalare capaci di rappresentare la sintesi di concetti da un lato già appartenenti a tecniche precedenti, e dall’altro innovativi. Con
l’introduzione degli strumenti rotanti in Ni-Ti le tecniche di
preparazione del canale sono cambiate radicalmente dal punto di vista
concettuale. L’approccio crown-down ha preso il sopravvento, e
soprattutto si è passati da una sagomatura ottenuta per l'azione in
sequenze successive di strumenti diversi, alla possibilità di ottenere
la forma finale del canale per azione di un singolo strumento che
riproduce la sua forma all'interno del canale (fanno eccezione alcuni
strumenti come i Lightspeed, con i quali rimane necessario costruire la
conicità con impiego in sequenza di più strumenti di diversa
dimensione). Quale scelta di sintesi si può fare per sagomare un canale? Quali strumenti e procedure è meglio utilizzare? Le sezioni dedicate alla preparazione canalare evidenziano la sterminata, e c'è da chiedersi se utile e razionale, offerta di strumenti e tecniche sul mercato. Le tecniche e gli strumenti utili dovrebbero essere adatti allo scopo, che è quello di ottenere la sagomatura che si ha in mente di ottenere. Non viceversa. E la scelta dovrebbe tener conto di due ordini di fattori: da un lato dimensione, conicita, flessibilità, capacità di taglio e resistenza alla frattura degli strumenti, dall'altro forma e dimensioni originali del canale. Per ridurre il rischio di trasporto e altre aberrazioni, e per il fatto che forniscono conicità più prescisa e migliore rifinitura, la sagomatura finale dovrebbe essere il risultato dell'azione degli strumenti rotanti in nichel-titanio, eccezion fatta per quelle particolari situazioni che questi strumenti sono inadatti a gestire. La procedura dovrebbe essere semplice e se possibile veloce, dovrebbe avvalersi di un numero ragionevolmente limitato di strumenti, dovrebbe ridurre al minimo il rischio di frattura degli stessi.
La frattura degli strumenti manuali può essere evitata semplicemente non forzandone l'azione, ed assicurandosi che non subiscano permanenti deformazioni dello stelo e della spire. La frattura degli strumenti in nichel-titanio non è solitamente preannunciata da deformazioni, difficili a verificarsi in forza della superelasticità e memoria di forma della lega. La frattura degli strumenti in nichel-titanio può avvenire per due ragioni: accumulo di fatica ciclica e torsione. Le fratture dovute ad affaticamento ciclico si possono evitare impiegando gli strumenti in un numero limitato di canali: numero di tanto più limitato quanto maggiore è lo stress sostenuto, fino ad arrivare al monouso nei canali più impegnativi. Le fratture dovute a torsione si possono evitare cercando di evitare sia il blocco della punta dello strumento nel canale, che il contatto eccessivamente esteso della sua parte lavorante con le pareti dentinali. La frattura si verica quando lo stress nel materiale supera il limite di cedimento dello stesso. Va sottolineata una semplice ovvietà: ove lo strumento è più sottile è anche meno resistente, a parità di stress.
REFERENCES
Byström A,
Sundqvist G. Bacteriologic evaluation of the efficacy of mechanical
root canal instrumentation in endodontic therapy. Scand J Dent Res
1981; 89: 321-8.
Kuttler Y.
Microscopic investigation of root apexes. J Am Dent Assoc 1955; 50:
544-52. Schilder H. Cleaning and shaping the root canal. Dent Clin North Am 1974; 18: 269-96.
Siqueira JF, Jr,
Favieri A, Gahyva SM, Moraes SR, Lima KC, Lopes HP. Antimicrobial
activity and flow rate of newer and established root canal sealers. J
Endod 2000; 26: 274-7. |