(Questi appunti sono a
disposizione di chi è mosso da curiosità, e non vogliono essere un
approfondimento in tema di Endodonzia...)
Le leghe in nichel-titanio
(Ni-Ti) nascono negli anni ‘60 come prodotto della ricerca
aerospaziale. Le tecnologie spaziali abbracciano un ampio spettro di
discipline scientifiche e ingegneristiche. Per condurre missioni
spaziali, portare in orbita satelliti o altri carichi utili, vengono
utilizzati razzi che richiedono controlli, congegni per il fissaggio,
giunti, agganci e attuatori di diversi tipi.
Molti di questi apparecchi
possono essere realizzati sfruttando le caratteristiche delle leghe a
memoria di forma (shape memory alloys, SMA).
I satelliti, che abbiano
finalità commerciali, scientifiche o militari, necessitano di
componenti attivi e passivi che sfruttano le potenzialità delle SMA. Le
grandi strutture reticolari, con cui sono costruite le stazioni
spaziali, hanno bassa rigidezza ed il loro assemblaggio è piuttosto
complesso: dispositivi in leghe a memoria di forma permettono una
gestione più agevole di tali problematiche. Ancora, per l’apertura di
antenne e pannelli solari della stazione orbitante MIR, il programma
spaziale russo ha sviluppato congegni che sfruttano l’effetto memoria
di forma. La NASA utilizza con successo da alcuni anni attuatori SMA,
che hanno rimpiazzato i vecchi meccanismi di rilascio esplosivi.
Parlando di memoria di forma
ci si riferisce alla "abilità" di certi materiali di "ricordare" la
loro forma originaria, anche dopo deformazioni piuttosto severe. A
basse temperature, in fase martensitica (vedi oltre), il materiale
viene deformato e resta tale finché non viene riscaldato. Questo
permette la trasformazione che porta alla fase austenitica (vedi oltre)
e quindi al recupero della forma originaria. Il fondamento di questo
fenomeno risiede nella trasformazione martensitica, che verrà descritta
nel dettaglio per poter comprendere a fondo i meccanismi su cui si basa
la tecnologia in oggetto.
La Memoria di Forma
Aspetti Microscopici della Trasformazione
Martensitica
Le trasformazioni dello stato
solido sono di due tipi: diffusivo e displasivo.
Nelle trasformazioni diffusive la nuova fase si forma attraverso il
movimento di atomi, su distanze relativamente lunghe. La diffusione a
lungo raggio è necessaria perché la nuova fase ha composizione chimica
differente dalla matrice dalla quale si genera. L’avanzamento della
trasformazione dipende da tempo e temperatura.
Le trasformazioni displasive non richiedono tali movimenti, gli atomi
si riarrangiano in modo cooperativo in una nuova struttura cristallina,
senza cambiare la composizione chimica della fase di partenza. Visto
che non servono migrazioni atomiche, le trasformazioni displasive
avanzano indipendentemente dal tempo. Sono anche dette trasformazioni
atermiche, poiché la quantità di nuova fase presente dipende solo dalla
temperatura raggiunta e non da quanto dura la permanenza isoterma.
Le trasformazioni martensitiche sono di tipo displasivo, ottenute dal
raffreddamento della fase generatrice o austenitica. Le trasformazioni
martensitiche sono del primo ordine, ciò significa che si libera calore
quando si forma la martensite. C'è un range di temperatura nel quale
austenite e martensite coesistono. Un'importante peculiarità delle
trasformazioni martensitiche è che esse presentano tutte un ciclo di
isteresi, un comportamento cioè diverso nella fase di riscaldamento ed
in quella di raffreddamento, in cui i percorsi non coincidono.
Ricapitolando le principali caratteristiche della martensite, si è
visto che viene formata per raffreddamento e che la frazione
trasformata aumenta quanto più la temperatura viene ridotta, ed è
indipendente dal tempo. La martensite eredita la composizione chimica e
l’ordine atomico della fase generatrice.
Cristallograficamente la trasformazione da austenite a martensite viene
divisa in due parti: la deformazione di Bain (Bain Strain) e la
Lattice-Invariant Shear.
La prima è la deformazione della cella cristallina, comprende tutti i
movimenti atomici necessari per produrre la nuova struttura. In Fig. 1
è schematizzata la struttura austenitica (a). La progressione verso una
struttura completamente martensitica è illustrata da (b) fino al
completamento (d). Quando l’interfaccia avanza di un piano atomico, ad
ogni atomo è richiesto un movimento molto modesto (Fig. 1c). Il
risultato finale di tutti questi piccoli spostamenti coordinati è la
nuova struttura martensitica, i movimenti occorsi per generarla sono
detti Bain Strain.
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Fig. 1
Trasformazione da austenite a martensite
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La seconda fase della
trasformazione martensitica, la Lattice-Invariant Shear, serve come
adattamento: la struttura generatasi ha forma, e spesso anche volume,
differente dall’austenite, basta confrontare le strutture (a) e (d) in
Fig. 1.
Nelle leghe SME (shape memory effect) come la lega Ni-Ti si ha solo
variazione della forma. Per sistemare la nuova struttura si può avere
un’alterazione della nuova fase. Vi sono due meccanismi: lo scorrimento
(slip), che è permanente, o la geminazione (twinning), reversibile;
sono illustrati in Fig. 2.
Fig 2 Scorrimento (slip) e
geminazione
Per avere memoria
di forma è necessario un processo pienamente reversibile, quindi il
twinning è quello preferito. La struttura della lega Ni-Ti ha bisogno
di una deformazione tridimensionale per accomodarsi, assecondando la
forma originaria.
I bordi geminali, cioè i piani atomici tra celle orientate in modo
diverso (vedi Fig. 2b), hanno bassa energia e sono piuttosto mobili. Le
placche martensitiche si comportano come i geminati.
I modelli
visti finora non fanno distinzione tra gli atomi che occupano i vari
siti cristallografici. Nelle leghe ogni diverso elemento ha un suo
comportamento nel reticolo cristallino. La struttura bcc (cubica a
corpo centrato) dell’austenite (Fig. 3) è quella su cui in genere si
basano le leghe a memoria di forma.
Fig. 3
Aspetti Macroscopici della Trasformazione
Martensitica
Quasi tutte le proprietà
fisiche di austenite e martensite sono diverse, alcune di queste
possono essere monitorate per seguire l’avanzamento della
trasformazione.
Quando una SMA viene portata a
bassa temperatura, assumendo una configurazione di tipo martensitico,
possiede basso limite di snervamento ed è facilmente deformabile; in
seguito a riscaldamento, la lega si riarrangia in un'altra struttura
cristallina, di tipo austenitico, e riassume quindi configurazione e
forma iniziali (Fig. 4a). La temperatura alla quale una lega "ricorda"
la sua forma primitiva può essere modificata mediante variazioni della
composizione o con appropriati trattamenti termici. Nella lega Ni-Ti,
ad esempio, tale temperatura può variare anche di 100°C; il processo di
recupero della forma avviene in un range di qualche grado.
Fig. 4a Effetto
memoria di forma: trasformazione al variare
della temperaturaper un
provino sottoposto a carico costante
Fig. 4b Intervallo di
trasformazione (isteresi); As: austenite start;
Af : austenite finish; Ms : martensite start; Mf : martensite finish
Le temperature indicate nel
grafico (Fig. 4b) indicano l’inizio e la fine delle trasformazioni
martensitiche:
-
MS:
Martensite Start
-
Mf:
Martensite Finish
-
AS:
Austenite Finish
-
Af:
Austenite Start
Da notare
l’isteresi associata alla trasformazione martensitica: le temperature
di trasformazione differiscono da riscaldamento a raffreddamento.
L’intensità dell’isteresi dipende dalla lega, per sistemi SMA valore
tipico può essere 20-40°C. Microscopicamente il fenomeno si può
interpretare come l’attrito associato al movimento dei bordi geminati.
Una proprietà che cambia in modo significativo è il carico a
snervamento. La martensite deforma per effetto del moto dei bordi
geminati, piuttosto mobili; la resistenza a snervamento della
martensite è inferiore a quella dell’austenite, che deforma per moto
delle dislocazioni. Solo una quota della deformazione martensitica si
può riarrangiare grazie al movimento dei geminati, oltre si dovrà
deformare elasticamente ed eventualmente snervare una seconda volta, in
modo irreversibile (per scorrimento delle dislocazioni). Il rapporto
tra resistenza alla deformazione reversibile ed irreversibile
(movimento del geminato e scorrimento) è caratterizzato dal rapporto
tra le resistenze a snervamento di martensite in austentite. Nel caso
di SMA tale rapporto vuol essere massimizzato, per recuperare ogni
deformazione dopo riscaldamento. Tipici rapporti sono 0.1–0.2.
Durante tali
trasformazioni possono entrare in gioco forze di entità importante
immagazzinate e rilasciate dal materiale, fatto che viene sfruttato
nella maggior parte delle applicazioni.
Le caratteristiche dei materiali a memoria di forma (SMA) dipendono
essenzialmente dalla percentuale delle fasi austenitica e martensitica
presenti. Per cui è necessario studiare il modo in cui tale
trasformazione avviene. La trasformazione martensitica non è una
trasformazione diffusiva ma un moto cooperativo di un certo numero di
atomi del reticolo cristallino che danno luogo ad una nuova fase. In
prima approssimazione la trasformazione martensitica può essere
paragonata alla “geminazione”, in cui un certo numero di piani
cristallografici subisce una variazione dell’orientazione a seguito di
uno sforzo applicato. Non si tratta di uno SLIP di un piano
cristallino, ma di un intero microvolume di materia che cambia la sua
orientazione spaziale senza per altro cambiare la struttura cristallina.
Fig. 4c Passaggio
Austenite, Martensite, e ritorno alla forma precedente per mezzo del
riscaldamento
E’ proprio questa
la differenza sostanziale tra la geminazione e la trasformazione
martensitica, infatti in questa ultima si anche la variazione della
struttura cristallina. La fase martensitica coinvolta in tale tipo di
trasformazioni, di tipo "twinned", è anche detta "termoelastica" e
deriva appunto dal raffreddamento di una fase austenitica con ordine a
lungo raggio. Essa si presenta tipicamente come un'alternarsi di
placchette appuntite distribuite a spina di pesce. La trasformazione
inoltre non decorre ad una precisa temperatura, ma entro un range di T
che varia a seconda della lega; in realtà l'intervallo entro cui
avviene gran parte di essa è abbastanza ristretto, ma può venire
esteso, anche di parecchio, dalle fasi iniziale e finale della
trasformazione stessa. Notiamo un'importante peculiarità delle
trasformazioni martensitiche in esame: esse presentano tutte un ciclo
di isteresi, un comportamento cioè diverso nella fase di riscaldamento
ed in quella di raffreddamento, in cui i percorsi non coincidono.
Termodinamica della trasformazione Martensitica
Una trasformazione diffusiva inizia dopo aver raggiunto una temperatura
T0 di equilibrio. Se ΔT = (T0 – T) di
sottoraffreddamento è piccolo allora la cinetica della trasformazione
diffusiva è lenta; ma essa comunque avviene.
Per una trasformazione martensitica invece serve un certo
sottoraffreddamento ben definito dalla temperatura Ms
(Martensite start, vedi figura), dato che non è diffusiva.
Anche per la trasformazione inversa cioè da martensite ad austenite
serve un minimo di sovrariscaldamento ben definito dalla temperatura As
(Austenite start).
Quello che possiamo osservare è che:
-
La
trasformazione in martensite (o austenite) non avviene isotermicamente
ma solamente con un continuo raffreddamento (o riscaldamento). Si può
allora definire la temperatura Mf (Martensite finish) e la
temperatura Af (Austenite finish) per la quale la
trasformazione martensitica ( o austenitica) termina.
-
La
Martensite ha struttura (BCT) diversa dall’austenite (FCC) ma ha la
stessa composizione chimica perché non ci sono stati fenomeni di
diffusione.
-
La
trasformazione martensitica può essere favorita da una sollecitazione
applicata (Stress Induced Trasformation). Infatti applicando una certa
sollecitazione la trasformazione martensitica avviene ad una
temperatura Md > Ms.
-
La
microstruttura della martensite è a placche appuntite, dove gli apici
sono dovuti allo strain della matrice che resiste alla trasformazione.
-
Esiste
un piano nella cella dell’austenite che si ritrova invariato anche
nella martensite per nulla distorto o ruotato come invece ci si
aspetterebbe. Questo piano prende il nome di piano invariante (Habit
plane).
L’origine della
Memoria di Forma
Ci sono diverse
strade per formare la martensite, ma solo una per ritornare alla
struttura austenitica. Nel modello grafico visto in precedenza, si
hanno due differenti varietà di martensite, rappresentata con dei rombi
(vedi Fig. 2b), alle quali posso arrivare dalla austenite applicando
sforzi di taglio diversi. Volendo tornare all’austenite però,
rappresentata dai quadrati, posso seguire una sola strada. Questo
semplice concetto geometrico sta alla base dell’effetto memoria di
forma (SME).
Fig. 5
Raffreddando la struttura
austenitica (Fig. 5 in alto) si ottiene la martensite in una delle sue
varianti (rombi in varie orientazioni). La deformazione provoca il
movimento dei geminati, portando ad una nuova struttura martensitica
che ha assecondato la sollecitazione esterna (rombi con unica
orientazione). Riscaldando fin sopra Af, indipendentemente
dalla variante di martensite, c’è una sola possibile struttura di
ritorno, quella austenitica (quadrati). Si riacquista così la forma
originaria.
Non ci sono cambiamenti nella forma di un provino raffreddato da una
temperatura superiore ad Af fin sotto Mf. Il
campione viene deformato. Riscaldando, il recupero della forma comincia
ad AS e si completa raggiungendo la temperatura Af
(vedi Fig. 6).
Fig. 6
Quello descritto è l’effetto
memoria di forma ad unica direzione (One-Way SM).
Nelle leghe a memoria di forma la deformazione che si recupera è di
solito del 7-8%, in alcuni casi fino al 10%. Tra le leghe che
presentano SME, quelle che trovano impiego commerciale sono le Ni-Ti,
Cu-Zn-Al e Cu-Al-Ni.
Altre caratteristiche richieste per la memoria di forma sono:
-
la
trasformazione austenite-martensite deve provocare una piccola
variazione di volume;
-
la
martensite si deve deformare per twinning (reversibile), non per
scorrimento.
Il fenomeno della
memoria di forma a due vie (Two-Way Shape Memory TWSM) può essere
semplicemente descritto come lo spontaneo cambiamento della forma di un
provino se riscaldato o raffreddato (Fig. 7). Il materiale ricorda sia
la forma ad alta temperatura, che quella a bassa temperatura. Nessuna
forza esterna è richiesta per attivare il fenomeno. Per manifestare
l’effetto TWSM, il materiale deve essere sottoposto a speciali
trattamenti termo-meccanici di preparazione (training). Lo sforzo che
può sviluppare un componente TWSM è piuttosto ridotto.
Fig. 7 Molla TWSM
Oltre all’austenite
ed alla martensite, c’è una terza microstruttura che è la martensite
sotto sforzo (stress-biased martensite). Questa si crea sollecitando
meccanicamente la martensite, al di sotto di Mf, oppure
mettendo sotto sforzo l’austenite poco sopra Af. La
sollecitazione meccanica causa un’alterazione nella microstruttura
martensitica: questa nuova forma è quella che il materiale ricorderà
come la microstruttura a bassa temperatura, gli stress accumulati
insegnano al materiale la strada da seguire quando viene raffreddato.
Vi sono diversi trattamenti per ottenere l’effetto TWSM.
Training TWSM
per sovradeformazione in condizioni martensitiche
-
Raffreddare
sotto Mf (microstruttura martensitica)
-
Severa
deformazione oltre il limite di snervamento
Training per
ciclo memoria di forma (SME)
-
Raffreddare
sotto Mf (microstruttura martensitica)
-
Deformare
-
Riscaldare
sopra Af (microstruttura austenitica), recupero della forma
Ripetere
l’operazione fino al manifestarsi dell’effetto TWSM (5-10 cicli).
Training per
ciclo pseudoelastico (PE)
-
Si
sfrutta la superelasticità o pseudoelasticità
-
Raffreddare
sotto Md
-
Caricare
il provino (indurre deformazione)
-
Scaricare
(recupero della forma)
Ripetere 2 e 3 fino
al manifestarsi dell’effetto TWSM (5-10 cicli).
Training per ciclo combinato SME/PE
-
Raffreddare
sotto Md
-
Caricare
e mantenere deformato ( creando una parte di microstruttura
martensitica)
-
Raffreddare
sotto Mf, mantenendo deformato
-
Rilasciare
e scaldare sopra Af
Ripetere
l’operazione fino al manifestarsi dell’effetto TWSM.
Training per
ciclo forzato di temperature di martensite deformata
Trattamento più
utilizzato.
-
Raffreddare
sotto Mf (microstruttura martensitica)
-
Caricare
e mantenere deformato ( creando una parte di microstruttura
martensitica)
-
Riscaldare
sopra Af , mantenendo deformato
-
Mantenere
deformato ed effettuare ciclo termico da sopra Af a sotto Mf.
Superelasticità
Un altro esempio di memoria
di forma è la superelasticità. La formazione di martensite è un
fenomeno termoelastico; la nuova struttura cristallina, creata dal
raffreddamento, genera stress. C’è equivalenza tra temperatura e sforzo.
Generalmente la martensite inizia a formarsi a MS, in
assenza di sforzi. Nello stesso materiale si può generare la nuova fase
anche a temperature superiori, se viene applicato uno sforzo. La
martensite così formata si indica con SIM (Stress Induced Martensite).
L’azione meccanica supplisce alla driving force termodinamica dovuta al
raffreddamento. Lo sforzo richiesto per produrre SIM aumenta
proporzionalmente alla temperatura fino a Md, al di sopra lo
stress necessario è superiore al limite di snervamento. Md è
la più alta temperatura alla quale è possibile avere martensite.
Fig. 8
La superelasticità si
manifesta quando il materiale è deformato ad una temperatura superiore
ad AS, ma ancora sotto Md. In questo intervallo
la martensite si può rendere stabile applicando uno sforzo, ma ritorna
instabile appena questo viene tolto. Caricando un provino, la varietà
di SIM che si genera è orientata lungo la direzione di applicazione e
provoca la massima deformazione. La struttura martensitica deforma
facilmente per twinning. Nel corso della trasformazione in SIM lo
sforzo richiesto è costante, perché tutta la martensite che si forma ha
la stessa struttura. Al massimo della deformazione ci sarà un’alta
percentuale di SIM. Scaricando la deformazione viene recuperata.
Fig. 9
Il comportamento meccanico
delle SMA è ben schematizzato nella Fig. 9. In alto il comportamento
della martensite sotto Mf, la deformazione indotta (circa il 4%) viene
recuperata, riscaldando, tra AS e Af, dopo che il carico è stato
rimosso. Ad una temperatura superiore a MS, ma ancora sotto Md, si
forma SIM: si vede al centro il loop tipico della superelasticità. Per
temperature superiori a Md non si forma martensite. Il comportamento
meccanico è quello dell’austenite (in basso a sinistra).
Il Nitinol
Il Nitinol fu inventato nel
1962 da William J.Buehler, metallurgista presso lo U.S. Naval Ordinance
Laboratory. La fusione del 55% di Nichel con il 45% di Titanio creò una
lega con straordinarie caratteristiche di memoria di forma.
Il nome Nitinol deriva da Nickel Titanium Naval
Ordinance Laboratory.
La lega ha le seguenti proprietà:
-
Densità
6,45 g/cm3
-
Conduttività
Termica 10 W/mK
-
Calore
Specifico 322 J/kgK
-
Resistenza
a Rottura 750-960 MPa
-
Allungamento
a Rottura 15.5 %
-
Resistenza
a Snervamento (Austenite) 560 MPa
-
Modulo
di Young (Austenite) 75 GPa
-
Resistenza
a Snervamento (Martensite) 100 MPa
-
Modulo
di Young (Martensite) 28 GPa
Metallurgia delle leghe Ni-Ti
La lega a memoria di forma Ni-Ti è caratterizzata dalla presenza
dell’intermetallico con composizione equiatomica. Dal diagramma di fase
(Fig. 10), il Ni-Ti esiste come fase stabile a temperatura ambiente
Fig. 10 Diagramma
di fase Ni-Ti
Comunque possono
essere presenti anche i composti intermetallici NiTi2 e Ni3Ti,
perché il campo di esistenza di Ti-Ni è molto ristretto a basse
temperature. E’ necessario inoltre controllare la presenza di ossigeno:
il titanio è molto reattivo e può ossidare facilmente, cosicché si
dovrebbe considerare il diagramma ternario Ni-Ti-O.
Se la composizione della lega non è stechiometrica, la formazione di
grossi precipitati può fortemente influenzare la lavorabilità a caldo,
provocando fragilità e portando alla rottura.
E’ importante rilevare che il valore di MS dipende
fortemente dalla composizione, quindi risulta fondamentale il controllo
del processo di fusione della lega. Basti pensare che in un range di
composizione in nichel di sei punti percentuali, la temperatura MS
può variare anche di 300°C. Il grande grado di controllo sulla
composizione, necessario per ottenere le caratteristiche ricercate,
porta anche ad una bassissima dispersione dei valori di resistenza.
Per quanto riguarda il valore della temperatura AS, la
composizione percentuale influenza meno una lega temprata in acqua da
850°C e poi invecchiata a 400°C, piuttosto che una lega solo temprata.
Quest’ultima presenta vistose fluttuazioni di AS, per
variazioni della composizione percentuale di nichel del 3-4%.
Proprietà Meccaniche
Come molte leghe a memoria di forma, anche il Nitinol mostra marcate
differenze nel comportamento meccanico tra fase austenitica e
martensitica.
Si consideri la curva sforzo-deformazione in Fig. 11
Fig. 11
Diagramma di fase Ni-Ti
La curva della
martensite può essere divisa in tre regioni. Un iniziale plateau in
basso, dovuto alla formazione di SIM a spese dell’altra martensite,
orientata in modo meno favorevole rispetto alla direzione di carico, la
deformazione avviene per twinning. Per valori di sforzo maggiori, una
seconda zona ad andamento lineare, anche se non puramente elastico. Il
meccanismo di deformazione è misto tra elastico e twinning. La terza
regione risulta essere la zona di deformazione plastica irreversibile.
Quindi la deformazione recuperabile scaldando la martensite non si deve
spingere oltre la fine della seconda regione.
La lunghezza del plateau martensitico dipende dalla composizione
caratteristica della lega, dai trattamenti termo-meccanici subiti e
anche dalla direzione di carico. Tipicamente si estende per circa il
5-6% della deformazione.
La curva dell’austenite deve tenere presente la temperatura. Operando
il carico ad una temperatura compresa tra MS ed Md,
si avrà un iniziale comportamento elastico. Ad un certo punto la
deformazione sarà tale da portare alla formazione di SIM, la
deformazione avverrà per twinning. Aumentando ancora il carico si
giunge alla deformazione plastica permanente. Questa condizione è
raggiunta subito dopo la zona di deformazione plastica se la
temperatura è superiore a Md.
In genere la deformazione recuperabile è dell’8% circa, minore per
dispositivi che devono mantenere l’integrità strutturale.
Per determinare le temperature di trasformazione si può operare in
diversi modi. Un metodo è quello di sottoporre a cicli termici un
provino sotto carico, valutandone la deformazione. Le temperature di
trasformazione aumentano linearmente con il carico.
Effetti dei Processi
Termo-Meccanici
Le leghe Ni-Ti
devono essere lavorate a freddo per migliorarne le caratteristiche a
snervamento. Tale processo da solo distruggerebbe il plateau
martensitico, influenzando negativamente le proprietà di memoria di
forma. La deformazione recuperabile sarebbe molto bassa. Si rende
allora necessario il rinvenimento, che ristabilisce l’effetto di
memoria, diminuendo nel contempo il carico a snervamento. Il processo
complessivo deve essere quindi calibrato tenendo presente i due effetti.
Si pensa che l’incrudimento introduca un’alta densità di dislocazioni,
che impediscono la mobilità dei bordi geminati. Il rinvenimento provoca
un riassetto delle dislocazioni, creando delle aree libere dove la
mobilità dei geminati non viene inibita.
I trattamenti termo-meccanici sono fondamentali per ottimizzare le
caratteristiche di superelasticità. Aumentando la resistenza a
snervamento dell’austenite si può allargare il range di temperatura per
la formazione di SIM, senza incorrere in deformazioni permanenti.
Resistenza alla Corrosione
Le leghe Ni-Ti hanno ottime caratteristiche a corrosione, presentando
comportamento simile all’acciaio inossidabile AISI 316. Questo grazie
ad un sottile strato ossidato, ben aderente alla superficie, che la
scherma dagli agenti esterni. In condizioni particolarmente aggressive
si può anche ricorrere a rivestimenti protettivi.
Le leghe Ni-Ti presentano il miglior comportamento a corrosione tra le
SMA. Risultano adeguate per condizioni ambientali severe, per
realizzare sistemi di accoppiamento, connettori elettronici e
dispositivi di aggancio.
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