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Le leghe in nichel-titanio (Ni-Ti)

 

 


 

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(Questi appunti sono a disposizione di chi è mosso da curiosità, e non vogliono essere un approfondimento in tema di Endodonzia...)

 

 

Le leghe in nichel-titanio (Ni-Ti) nascono negli anni ‘60 come prodotto della ricerca aerospaziale. Le tecnologie spaziali abbracciano un ampio spettro di discipline scientifiche e ingegneristiche. Per condurre missioni spaziali, portare in orbita satelliti o altri carichi utili, vengono utilizzati razzi che richiedono controlli, congegni per il fissaggio, giunti, agganci e attuatori di diversi tipi.

Molti di questi apparecchi possono essere realizzati sfruttando le caratteristiche delle leghe a memoria di forma (shape memory alloys, SMA).

I satelliti, che abbiano finalità commerciali, scientifiche o militari, necessitano di componenti attivi e passivi che sfruttano le potenzialità delle SMA. Le grandi strutture reticolari, con cui sono costruite le stazioni spaziali, hanno bassa rigidezza ed il loro assemblaggio è piuttosto complesso: dispositivi in leghe a memoria di forma permettono una gestione più agevole di tali problematiche. Ancora, per l’apertura di antenne e pannelli solari della stazione orbitante MIR, il programma spaziale russo ha sviluppato congegni che sfruttano l’effetto memoria di forma. La NASA utilizza con successo da alcuni anni attuatori SMA, che hanno rimpiazzato i vecchi meccanismi di rilascio esplosivi.

Parlando di memoria di forma ci si riferisce alla "abilità" di certi materiali di "ricordare" la loro forma originaria, anche dopo deformazioni piuttosto severe. A basse temperature, in fase martensitica (vedi oltre), il materiale viene deformato e resta tale finché non viene riscaldato. Questo permette la trasformazione che porta alla fase austenitica (vedi oltre) e quindi al recupero della forma originaria. Il fondamento di questo fenomeno risiede nella trasformazione martensitica, che verrà descritta nel dettaglio per poter comprendere a fondo i meccanismi su cui si basa la tecnologia in oggetto.

 

 

 

 

La Memoria di Forma

 

 

 

Aspetti Microscopici della Trasformazione Martensitica

 

Le trasformazioni dello stato solido sono di due tipi: diffusivo e displasivo.
Nelle trasformazioni diffusive la nuova fase si forma attraverso il movimento di atomi, su distanze relativamente lunghe. La diffusione a lungo raggio è necessaria perché la nuova fase ha composizione chimica differente dalla matrice dalla quale si genera. L’avanzamento della trasformazione dipende da tempo e temperatura.
Le trasformazioni displasive non richiedono tali movimenti, gli atomi si riarrangiano in modo cooperativo in una nuova struttura cristallina, senza cambiare la composizione chimica della fase di partenza. Visto che non servono migrazioni atomiche, le trasformazioni displasive avanzano indipendentemente dal tempo. Sono anche dette trasformazioni atermiche, poiché la quantità di nuova fase presente dipende solo dalla temperatura raggiunta e non da quanto dura la permanenza isoterma.
Le trasformazioni martensitiche sono di tipo displasivo, ottenute dal raffreddamento della fase generatrice o austenitica. Le trasformazioni martensitiche sono del primo ordine, ciò significa che si libera calore quando si forma la martensite. C'è un range di temperatura nel quale austenite e martensite coesistono. Un'importante peculiarità delle trasformazioni martensitiche è che esse presentano tutte un ciclo di isteresi, un comportamento cioè diverso nella fase di riscaldamento ed in quella di raffreddamento, in cui i percorsi non coincidono.
Ricapitolando le principali caratteristiche della martensite, si è visto che viene formata per raffreddamento e che la frazione trasformata aumenta quanto più la temperatura viene ridotta, ed è indipendente dal tempo. La martensite eredita la composizione chimica e l’ordine atomico della fase generatrice.
Cristallograficamente la trasformazione da austenite a martensite viene divisa in due parti: la deformazione di Bain (Bain Strain) e la Lattice-Invariant Shear.
La prima è la deformazione della cella cristallina, comprende tutti i movimenti atomici necessari per produrre la nuova struttura. In Fig. 1 è schematizzata la struttura austenitica (a). La progressione verso una struttura completamente martensitica è illustrata da (b) fino al completamento (d). Quando l’interfaccia avanza di un piano atomico, ad ogni atomo è richiesto un movimento molto modesto (Fig. 1c). Il risultato finale di tutti questi piccoli spostamenti coordinati è la nuova struttura martensitica, i movimenti occorsi per generarla sono detti Bain Strain.

 

 

Fig. 1 Trasformazione da austenite a martensite

 



 

La seconda fase della trasformazione martensitica, la Lattice-Invariant Shear, serve come adattamento: la struttura generatasi ha forma, e spesso anche volume, differente dall’austenite, basta confrontare le strutture (a) e (d) in Fig. 1.

Nelle leghe SME (shape memory effect) come la lega Ni-Ti si ha solo variazione della forma. Per sistemare la nuova struttura si può avere un’alterazione della nuova fase. Vi sono due meccanismi: lo scorrimento (slip), che è permanente, o la geminazione (twinning), reversibile; sono illustrati in Fig. 2.

 

 

 


 

Fig 2 Scorrimento (slip) e geminazione

 

 

Per avere memoria di forma è necessario un processo pienamente reversibile, quindi il twinning è quello preferito. La struttura della lega Ni-Ti ha bisogno di una deformazione tridimensionale per accomodarsi, assecondando la forma originaria.
I bordi geminali, cioè i piani atomici tra celle orientate in modo diverso (vedi Fig. 2b), hann
o bassa energia e sono piuttosto mobili. Le placche martensitiche si comportano come i geminati.
I modelli visti finora non fanno distinzione tra gli atomi che occupano i vari siti cristallografici. Nelle leghe ogni diverso elemento ha un suo comportamento nel reticolo cristallino. La struttura bcc (cubica a corpo centrato) dell’austenite (Fig. 3) è quella su cui in genere si basano le leghe a memoria di forma.

 

 

 


 

Fig. 3

 

 

 

 

Aspetti Macroscopici della Trasformazione Martensitica

 

Quasi tutte le proprietà fisiche di austenite e martensite sono diverse, alcune di queste possono essere monitorate per seguire l’avanzamento della trasformazione.

Quando una SMA viene portata a bassa temperatura, assumendo una configurazione di tipo martensitico, possiede basso limite di snervamento ed è facilmente deformabile; in seguito a riscaldamento, la lega si riarrangia in un'altra struttura cristallina, di tipo austenitico, e riassume quindi configurazione e forma iniziali (Fig. 4a). La temperatura alla quale una lega "ricorda" la sua forma primitiva può essere modificata mediante variazioni della composizione o con appropriati trattamenti termici. Nella lega Ni-Ti, ad esempio, tale temperatura può variare anche di 100°C; il processo di recupero della forma avviene in un range di qualche grado.

 

 


 


 

Fig. 4a   Effetto memoria di forma: trasformazione al variare

della temperaturaper un provino sottoposto a carico costante

 

 

 

 

Fig. 4b  Intervallo di trasformazione (isteresi); As: austenite start;
Af : austenite finish; Ms : martensite start; Mf : martensite finish
 

 

 

Le temperature indicate nel grafico (Fig. 4b) indicano l’inizio e la fine delle trasformazioni martensitiche:
 

  • MS: Martensite Start

  • Mf:  Martensite Finish

  • AS: Austenite Finish

  • Af:  Austenite Start

Da notare l’isteresi associata alla trasformazione martensitica: le temperature di trasformazione differiscono da riscaldamento a raffreddamento. L’intensità dell’isteresi dipende dalla lega, per sistemi SMA valore tipico può essere 20-40°C. Microscopicamente il fenomeno si può interpretare come l’attrito associato al movimento dei bordi geminati.
Una proprietà che cambia in modo significativo è il carico a snervamento. La martensite deforma per effetto del moto dei bordi geminati, piuttosto mobili; la resistenza a snervamento della martensite è inferiore a quella dell’austenite, che deforma per moto delle dislocazioni. Solo una quota della deformazione martensitica si può riarrangiare grazie al movimento dei geminati, oltre si dovrà deformare elasticamente ed eventualmente snervare una seconda volta, in modo irreversibile (per scorrimento delle dislocazioni). Il rapporto tra resistenza alla deformazione reversibile ed irreversibile (movimento del geminato e scorrimento) è caratterizzato dal rapporto tra le resistenze a snervamento di martensite in austentite. Nel caso di SMA tale rapporto vuol essere massimizzato, per recuperare ogni deformazione dopo riscaldamento. Tipici rapporti sono 0.1–0.2.

Durante tali trasformazioni possono entrare in gioco forze di entità importante immagazzinate e rilasciate dal materiale, fatto che viene sfruttato nella maggior parte delle applicazioni.
Le caratteristiche dei materiali a memoria di forma (SMA) dipendono essenzialmente dalla percentuale delle fasi austenitica e martensitica presenti. Per cui è necessario studiare il modo in cui tale trasformazione avviene. La trasformazione martensitica non è una trasformazione diffusiva ma un moto cooperativo di un certo numero di atomi del reticolo cristallino che danno luogo ad una nuova fase. In prima approssimazione la trasformazione martensitica può essere paragonata alla “geminazione”, in cui un certo numero di piani cristallografici subisce una variazione dell’orientazione a seguito di uno sforzo applicato. Non si tratta di uno SLIP di un piano cristallino, ma di un intero microvolume di materia che cambia la sua orientazione spaziale senza per altro cambiare la struttura cristallina.

 

 

 

Fig. 4c  Passaggio Austenite, Martensite, e ritorno alla forma precedente per mezzo del riscaldamento

 

E’ proprio questa la differenza sostanziale tra la geminazione e la trasformazione martensitica, infatti in questa ultima si anche la variazione della struttura cristallina. La fase martensitica coinvolta in tale tipo di trasformazioni, di tipo "twinned", è anche detta "termoelastica" e deriva appunto dal raffreddamento di una fase austenitica con ordine a lungo raggio. Essa si presenta tipicamente come un'alternarsi di placchette appuntite distribuite a spina di pesce. La trasformazione inoltre non decorre ad una precisa temperatura, ma entro un range di T che varia a seconda della lega; in realtà l'intervallo entro cui avviene gran parte di essa è abbastanza ristretto, ma può venire esteso, anche di parecchio, dalle fasi iniziale e finale della trasformazione stessa. Notiamo un'importante peculiarità delle trasformazioni martensitiche in esame: esse presentano tutte un ciclo di isteresi, un comportamento cioè diverso nella fase di riscaldamento ed in quella di raffreddamento, in cui i percorsi non coincidono.

 

 

Termodinamica della trasformazione Martensitica

Una trasformazione diffusiva inizia dopo aver raggiunto una temperatura T0 di equilibrio. Se ΔT = (T0 – T) di sottoraffreddamento è piccolo allora la cinetica della trasformazione diffusiva è lenta; ma essa comunque avviene.
Per una trasformazione martensitica invece serve un certo sottoraffreddamento ben definito dalla temperatura Ms (Martensite start, vedi figura), dato che non è diffusiva.
Anche per la trasformazione inversa cioè da martensite ad austenite serve un minimo di sovrariscaldamento ben definito dalla temperatura As (Austenite start).
Quello che possiamo osservare è che:

  • La trasformazione in martensite (o austenite) non avviene isotermicamente ma solamente con un continuo raffreddamento (o riscaldamento). Si può allora definire la temperatura Mf (Martensite finish) e la temperatura Af (Austenite finish) per la quale la trasformazione martensitica ( o austenitica) termina.

  • La Martensite ha struttura (BCT) diversa dall’austenite (FCC) ma ha la stessa composizione chimica perché non ci sono stati fenomeni di diffusione.

  • La trasformazione martensitica può essere favorita da una sollecitazione applicata (Stress Induced Trasformation). Infatti applicando una certa sollecitazione la trasformazione martensitica avviene ad una temperatura Md > Ms.

  • La microstruttura della martensite è a placche appuntite, dove gli apici sono dovuti allo strain della matrice che resiste alla trasformazione.

  • Esiste un piano nella cella dell’austenite che si ritrova invariato anche nella martensite per nulla distorto o ruotato come invece ci si aspetterebbe. Questo piano prende il nome di piano invariante (Habit plane).



L’origine della Memoria di Forma

 

Ci sono diverse strade per formare la martensite, ma solo una per ritornare alla struttura austenitica. Nel modello grafico visto in precedenza, si hanno due differenti varietà di martensite, rappresentata con dei rombi (vedi Fig. 2b), alle quali posso arrivare dalla austenite applicando sforzi di taglio diversi. Volendo tornare all’austenite però, rappresentata dai quadrati, posso seguire una sola strada. Questo semplice concetto geometrico sta alla base dell’effetto memoria di forma (SME).

 

 

 

 

 

Fig. 5

 

 

 

Raffreddando la struttura austenitica (Fig. 5 in alto) si ottiene la martensite in una delle sue varianti (rombi in varie orientazioni). La deformazione provoca il movimento dei geminati, portando ad una nuova struttura martensitica che ha assecondato la sollecitazione esterna (rombi con unica orientazione). Riscaldando fin sopra Af, indipendentemente dalla variante di martensite, c’è una sola possibile struttura di ritorno, quella austenitica (quadrati). Si riacquista così la forma originaria.
Non ci sono cambiamenti nella forma di un provino raffreddato da una temperatura superiore ad Af fin sotto Mf. Il campione viene deformato. Riscaldando, il recupero della forma comincia ad AS e si completa raggiungendo la temperatura Af (vedi Fig. 6).


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fig. 6

 

 

 

 

 

Quello descritto è l’effetto memoria di forma ad unica direzione (One-Way SM).
Nelle leghe a memoria di forma la deformazione che si recupera è di solito del 7-8%, in alcuni casi fino al 10%. Tra le leghe che presentano SME, quelle che trovano impiego commerciale sono le Ni-Ti, Cu-Zn-Al e Cu-Al-Ni.
Altre caratteristiche richieste per la memoria di forma sono:

  • la trasformazione austenite-martensite deve provocare una piccola variazione di volume;

  • la martensite si deve deformare per twinning (reversibile), non per scorrimento.

Il fenomeno della memoria di forma a due vie (Two-Way Shape Memory TWSM) può essere semplicemente descritto come lo spontaneo cambiamento della forma di un provino se riscaldato o raffreddato (Fig. 7). Il materiale ricorda sia la forma ad alta temperatura, che quella a bassa temperatura. Nessuna forza esterna è richiesta per attivare il fenomeno. Per manifestare l’effetto TWSM, il materiale deve essere sottoposto a speciali trattamenti termo-meccanici di preparazione (training). Lo sforzo che può sviluppare un componente TWSM è piuttosto ridotto.

 

 

 

 

Fig. 7  Molla TWSM

 

 

 

Oltre all’austenite ed alla martensite, c’è una terza microstruttura che è la martensite sotto sforzo (stress-biased martensite). Questa si crea sollecitando meccanicamente la martensite, al di sotto di Mf, oppure mettendo sotto sforzo l’austenite poco sopra Af. La sollecitazione meccanica causa un’alterazione nella microstruttura martensitica: questa nuova forma è quella che il materiale ricorderà come la microstruttura a bassa temperatura, gli stress accumulati insegnano al materiale la strada da seguire quando viene raffreddato. Vi sono diversi trattamenti per ottenere l’effetto TWSM.

 

Training TWSM per sovradeformazione in condizioni martensitiche

  1. Raffreddare sotto Mf (microstruttura martensitica)

  2. Severa deformazione oltre il limite di snervamento

 

Training per ciclo memoria di forma (SME)

  1. Raffreddare sotto Mf (microstruttura martensitica)

  2. Deformare

  3. Riscaldare sopra Af (microstruttura austenitica), recupero della forma

Ripetere l’operazione fino al manifestarsi dell’effetto TWSM (5-10 cicli).

 

 

Training per ciclo pseudoelastico (PE)

  1. Si sfrutta la superelasticità o pseudoelasticità

  2. Raffreddare sotto Md

  3. Caricare il provino (indurre deformazione)

  4. Scaricare (recupero della forma)

Ripetere 2 e 3 fino al manifestarsi dell’effetto TWSM (5-10 cicli).



Training per ciclo combinato SME/PE

 

  1. Raffreddare sotto Md

  2. Caricare e mantenere deformato ( creando una parte di microstruttura martensitica)

  3. Raffreddare sotto Mf, mantenendo deformato

  4. Rilasciare e scaldare sopra Af

Ripetere l’operazione fino al manifestarsi dell’effetto TWSM.

 

 

Training per ciclo forzato di temperature di martensite deformata

 

Trattamento più utilizzato.

  1. Raffreddare sotto Mf (microstruttura martensitica)

  2. Caricare e mantenere deformato ( creando una parte di microstruttura martensitica)

  3. Riscaldare sopra Af , mantenendo deformato

  4. Mantenere deformato ed effettuare ciclo termico da sopra Af a sotto Mf.
     

Superelasticità
 

Un altro esempio di memoria di forma è la superelasticità. La formazione di martensite è un fenomeno termoelastico; la nuova struttura cristallina, creata dal raffreddamento, genera stress. C’è equivalenza tra temperatura e sforzo.
Generalmente la martensite inizia a formarsi a MS, in assenza di sforzi. Nello stesso materiale si può generare la nuova fase anche a temperature superiori, se viene applicato uno sforzo. La martensite così formata si indica con SIM (Stress Induced Martensite). L’azione meccanica supplisce alla driving force termodinamica dovuta al raffreddamento. Lo sforzo richiesto per produrre SIM aumenta proporzionalmente alla temperatura fino a Md, al di sopra lo stress necessario è superiore al limite di snervamento. Md è la più alta temperatura alla quale è possibile avere martensite.
 

 


Fig. 8

 

 

La superelasticità si manifesta quando il materiale è deformato ad una temperatura superiore ad AS, ma ancora sotto Md. In questo intervallo la martensite si può rendere stabile applicando uno sforzo, ma ritorna instabile appena questo viene tolto. Caricando un provino, la varietà di SIM che si genera è orientata lungo la direzione di applicazione e provoca la massima deformazione. La struttura martensitica deforma facilmente per twinning. Nel corso della trasformazione in SIM lo sforzo richiesto è costante, perché tutta la martensite che si forma ha la stessa struttura. Al massimo della deformazione ci sarà un’alta percentuale di SIM. Scaricando la deformazione viene recuperata.
 

 

 

 

Fig. 9

 

 

 

Il comportamento meccanico delle SMA è ben schematizzato nella Fig. 9. In alto il comportamento della martensite sotto Mf, la deformazione indotta (circa il 4%) viene recuperata, riscaldando, tra AS e Af, dopo che il carico è stato rimosso. Ad una temperatura superiore a MS, ma ancora sotto Md, si forma SIM: si vede al centro il loop tipico della superelasticità. Per temperature superiori a Md non si forma martensite. Il comportamento meccanico è quello dell’austenite (in basso a sinistra).

 

 

 

Il Nitinol

 

 

Il Nitinol fu inventato nel 1962 da William J.Buehler, metallurgista presso lo U.S. Naval Ordinance Laboratory. La fusione del 55% di Nichel con il 45% di Titanio creò una lega con straordinarie caratteristiche di memoria di forma.
Il nome Nitinol deriva da Nickel Titanium Naval Ordinance Laboratory.
La lega ha le seguenti proprietà:
 

  • Densità 6,45 g/cm3

  • Conduttività Termica 10 W/mK

  • Calore Specifico 322 J/kgK

  • Resistenza a Rottura 750-960 MPa

  • Allungamento a Rottura 15.5 %

  • Resistenza a Snervamento (Austenite) 560 MPa

  • Modulo di Young (Austenite) 75 GPa

  • Resistenza a Snervamento (Martensite) 100 MPa

  • Modulo di Young (Martensite) 28 GPa

 

Metallurgia delle leghe Ni-Ti

La lega a memoria di forma Ni-Ti è caratterizzata dalla presenza dell’intermetallico con composizione equiatomica. Dal diagramma di fase (Fig. 10), il Ni-Ti esiste come fase stabile a temperatura ambiente

 

 

 


 

 

 

Fig. 10 Diagramma di fase Ni-Ti

 

 

 

Comunque possono essere presenti anche i composti intermetallici NiTi2 e Ni3Ti, perché il campo di esistenza di Ti-Ni è molto ristretto a basse temperature. E’ necessario inoltre controllare la presenza di ossigeno: il titanio è molto reattivo e può ossidare facilmente, cosicché si dovrebbe considerare il diagramma ternario Ni-Ti-O.
Se la composizione della lega non è stechiometrica, la formazione di grossi precipitati può fortemente influenzare la lavorabilità a caldo, provocando fragilità e portando alla rottura.
E’ importante rilevare che il valore di MS dipende fortemente dalla composizione, quindi risulta fondamentale il controllo del processo di fusione della lega. Basti pensare che in un range di composizione in nichel di sei punti percentuali, la temperatura MS può variare anche di 300°C. Il grande grado di controllo sulla composizione, necessario per ottenere le caratteristiche ricercate, porta anche ad una bassissima dispersione dei valori di resistenza.
Per quanto riguarda il valore della temperatura AS, la composizione percentuale influenza meno una lega temprata in acqua da 850°C e poi invecchiata a 400°C, piuttosto che una lega solo temprata. Quest’ultima presenta vistose fluttuazioni di AS, per variazioni della composizione percentuale di nichel del 3-4%.

 

Proprietà Meccaniche

Come molte leghe a memoria di forma, anche il Nitinol mostra marcate differenze nel comportamento meccanico tra fase austenitica e martensitica.
Si consideri la curva sforzo-deformazione in Fig. 11

 

 

 

 

 

Fig. 11  Diagramma di fase Ni-Ti

 

 

 

La curva della martensite può essere divisa in tre regioni. Un iniziale plateau in basso, dovuto alla formazione di SIM a spese dell’altra martensite, orientata in modo meno favorevole rispetto alla direzione di carico, la deformazione avviene per twinning. Per valori di sforzo maggiori, una seconda zona ad andamento lineare, anche se non puramente elastico. Il meccanismo di deformazione è misto tra elastico e twinning. La terza regione risulta essere la zona di deformazione plastica irreversibile. Quindi la deformazione recuperabile scaldando la martensite non si deve spingere oltre la fine della seconda regione.
La lunghezza del plateau martensitico dipende dalla composizione caratteristica della lega, dai trattamenti termo-meccanici subiti e anche dalla direzione di carico. Tipicamente si estende per circa il 5-6% della deformazione.
La curva dell’austenite deve tenere presente la temperatura. Operando il carico ad una temperatura compresa tra MS ed Md, si avrà un iniziale comportamento elastico. Ad un certo punto la deformazione sarà tale da portare alla formazione di SIM, la deformazione avverrà per twinning. Aumentando ancora il carico si giunge alla deformazione plastica permanente. Questa condizione è raggiunta subito dopo la zona di deformazione plastica se la temperatura è superiore a Md.
In genere la deformazione recuperabile è dell’8% circa, minore per dispositivi che devono mantenere l’integrità strutturale.
Per determinare le temperature di trasformazione si può operare in diversi modi. Un metodo è quello di sottoporre a cicli termici un provino sotto carico, valutandone la deformazione. Le temperature di trasformazione aumentano linearmente con il carico.
 


Effetti dei Processi Termo-Meccanici

 

Le leghe Ni-Ti devono essere lavorate a freddo per migliorarne le caratteristiche a snervamento. Tale processo da solo distruggerebbe il plateau martensitico, influenzando negativamente le proprietà di memoria di forma. La deformazione recuperabile sarebbe molto bassa. Si rende allora necessario il rinvenimento, che ristabilisce l’effetto di memoria, diminuendo nel contempo il carico a snervamento. Il processo complessivo deve essere quindi calibrato tenendo presente i due effetti.
Si pensa che l’incrudimento introduca un’alta densità di dislocazioni, che impediscono la mobilità dei bordi geminati. Il rinvenimento provoca un riassetto delle dislocazioni, creando delle aree libere dove la mobilità dei geminati non viene inibita.
I trattamenti termo-meccanici sono fondamentali per ottimizzare le caratteristiche di superelasticità. Aumentando la resistenza a snervamento dell’austenite si può allargare il range di temperatura per la formazione di SIM, senza incorrere in deformazioni permanenti.

 

Resistenza alla Corrosione

Le leghe Ni-Ti hanno ottime caratteristiche a corrosione, presentando comportamento simile all’acciaio inossidabile AISI 316. Questo grazie ad un sottile strato ossidato, ben aderente alla superficie, che la scherma dagli agenti esterni. In condizioni particolarmente aggressive si può anche ricorrere a rivestimenti protettivi.
Le leghe Ni-Ti presentano il miglior comportamento a corrosione tra le SMA. Risultano adeguate per condizioni ambientali severe, per realizzare sistemi di accoppiamento, connettori elettronici e dispositivi di aggancio.

 

 

 

 


 

 

* Dr. Mauro Venturi

 

 

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